Sabato 18 maggio – alle 18,30, presso il Piccolo Seminario di Trecastagni (salita Chiesa Madre, S.Nicola), avrò il piacere di presentare il libro cui lavoro da diverso tempo:
“La Memoria del Vulcano” – Maimone Editore
Ho raccolto le testimonianze di una ventina di testimoni del Novecento, persone che hanno vissuto intensamente una parte della loro esistenza sull’Etna. Senza pretese di analisi storica ho cercato di raccontare il secolo che ci siamo lasciati alle spalle, per ricordarlo insieme a quelli che c’erano e per creare un ponte con le nuove generazioni.
- Con il saluto di Armando Mazzaglia, presidente Etnaviva
- Con le recensioni di Marisa Mazzaglia – Presidente Parco dell’Etna – e di Sergio Mangiameli, scrittore
- Saranno presenti i testimoni del Novecento raccontati nel libro
- Andrea Giuffrida parlerà della Trecastagni che non c’è più
- Nino Amante, giornalista RAI, condurrà la presentazione e converserà con l’autore
Vi aspetto, Giuseppe Riggio
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NOTE/COMMENTO DI SERGIO MANGIAMELI AL LIBRO DI GIUSEPPE:
E’ stato presentato a Trecastagni il libro del giornalista Giuseppe Riggio “La memoria del vulcano” per i tipi di Maimone Editore. L’affollata presentazione è stata organizzata da Etnaviva, associazione per la cultura del territorio, di cui Riggio è stato per tanti anni primo presidente, e tutt’ora socio. A condurre la serata, Nino Amante, giornalista RAI che ne ha definito subito i contorni: “E’ il Novecento raccontato dalla gente dell’Etna, ventisette storie di uomini e donne che hanno vissuto intensamente nel secolo scorso, per conservare la memoria, per creare un ponte fra generazioni”. Presente l’editore Giuseppe Maimone, che ha voluto sottolineare l’apporto appassionato dell’associazionismo etneo come valore sociale.
A seguire, i saluti del presidente in carica di Etnaviva, l’avv. Armando Mazzaglia: “Siamo orgogliosi di esser promotori di questa serata per questo libro, perché siamo convinti dell’importanza del valore culturale per la conoscenza dell’Etna e della sua gente”.
E’ stato, quindi, invitato a raccontare brevi storie di vita rurale passata, Andrea Giuffrida, avvocato e viticultore di Trecastagni, che ha suscitato un caloroso interesse del pubblico soprattutto quando ha usato termini scomparsi, come “’a mmeri iautu” (verso l’alto, inteso verso la Montagna).
Si sono succeduti due interventi programmati: il primo dello scrittore Sergio Mangiameli, il secondo del presidente del Parco dell’Etna, Marisa Mazzaglia. “Un libro da studiare, non da leggere soltanto. I ragazzi di Facebook e You Tube conoscono tutto sulle colate, ma non sanno riconoscere il suono che fa la colata che avanza. Se potessero andarci – Mangiameli fa riferimento al divieto di accesso alle quote sommitali, ndr -, scoprirebbero con sorpresa che è uguale a quello dell’incedere dell’uomo sulle pietre o della risacca del mare. Scoprirebbero con meraviglia il senso di unità. Se studiassero questo libro capirebbero il senso della fatica nel lavoro della terra e il rispetto per certi luoghi, il rapporto stretto che c’era con l’ambiente naturale, docente di tempi e modi di vita”.
Il presidente del Parco dell’Etna, Mazzaglia, ha spiegato l’importanza di un volume del genere in un momento come questo, che vede il nostro vulcano appena nominato dall’Unesco sito patrimonio dell’umanità. “Il Parco è stato per tanto tempo distante dal sentire di questa gente – ha detto il presidente Mazzaglia – e ho intenzione fin da subito di incollare i lembi, facendo tesoro di spunti e indicazioni che vengono fuori da personaggi, come Sergio Mangiameli, che conoscono profondamente l’Etna e i suoi problemi. La poesia finale, Io vorrei, del libro di Giuseppe Riggio, è appassionata e vera: è l’Etna che tutti noi vorremmo”.
Poi è stata la volta dell’autore, che è stato intervistato a lungo da Amante. Riggio ha spiegato il motivo che l’ha spinto a scrivere questo libro unico: “L’archeologia dei valori. Ho sentito l’urgenza di recuperare testimonianze di personaggi etnei del Novecento, per traghettarle ai nostri figli, che dalla conoscenza del passato sappiano fare meglio di noi per questa terra unica. I valori sono soprattutto la tenacia, vocabolo sconosciuto ai ragazzi, ma che è tipica della gente di montagna”. Riggio ha messo il dito sulla questione dell’ordinanza prefettizia di chiusura alle zone sommitali, definendola vergognosa perché “si dovrebbe allora recintare il Monte Bianco” Ha concluso invitando sul palco memorie storiche dell’Etna, come la prof.ssa Emilia Poli Marchese, il prof. Salvatore Arcidiacono, l’ottantenne sciatore di Nicolosi Gaetano Asero e tanti altri come gli eredi della guida Vincenzino Barbagallo, che ritroviamo tra le pagine del libro.
FAI FONDO AMBIENTE ITALIANO (DELEGAZIONE DI CATANIA)
L’Etna è ad un passo dall’inserimento nel Patrimonio dell’Umanità.
La motivazione della proposta recita:
“Il monte Etna è rinomato per l’eccezionale livello di attività vulcanica e per le testimonianze inerenti a tale attività che risalgono a oltre 2.700 anni fa. La notorietà, l’importanza scientifica e i valori culturali ed educativi del sito possiedono un significato di rilevanza globale”.
Non solo, quindi, le sue peculiarità naturali, ma anche lo straordinario rapporto intercorso nel passato tra il Vulcano e chi è vissuto alle sue falde, più volte sottolineato da Ray Bondin,
Commissario UNESCO, hanno consentito di raggiungere questo prestigioso riconoscimento, che adesso, con un impegno corale, occorrerà mantenere nel tempo.
Un testo del giornalista Giuseppe Riggio, da pochi giorni disponibile nelle librerie, “La Memoria del Vulcano – Il Novecento raccontato dalla gente dell’Etna”, riassume accoratamente le raccomandazioni su quanto si possa e si debba fare per mantenere integre le peculiarità della nostra “montagna”, ma nel contempo per far si che essa sia fonte di reddito per chi ci vive attorno.
Raccoglie poi una preziosa serie di testimonianze di coloro che, per lavoro, per studio o per diletto, hanno convissuto con l’Etna e proprio da questi racconti emergono tante ulteriori significative motivazioni scientifiche e culturali su cui si fonda il valore dell’Etna.
Di tutto questo si parlerà
mercoledì 12 giugno, alle ore 18,30
nell’Aula Magna dell’Orto Botanico (ingresso da Via Antonino Longo), con la partecipazione di:
• Prof. Pietro Pavone, Direttore del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali.
• Prof. Renato Cristofolini, già Professore Ordinario di Vulcanologia
• Prof.ssa Antonella Mandalà, Capo Delegazione del FAI
• Prof. Gianpietro Giusso del Galdo, Professore Ordinario di Fitogeografia
• Dott. Giuseppe Riggio, autore del libro
Coordinerà l’incontro l’ing. Giambattista Condorelli, Delegato FAI
una bella recensione di Giulio Bilotta.
ARGO – Cento occhi su Catania ha pubblicato un nuovo articolo al titolo ‘Il pianeta Etna raccontato dalla sua gente’
A guardarlo distrattamente e con occhio estraneo, l’Etna può apparire solo come un enorme ammasso di pietra lavica e sabbia, casualmente interrotto, qua e là, da qualche macchia di bosco.
Basterebbe però la lettura del recente volume di Giuseppe Riggio, La memoria del vulcano. Il Novecento raccontato dalla gente dell’Etna, pubblicato da Maimone…………….
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Saluti,
Enzo Agliata