La determinazione ad uccidere manifestata con l’attentato al presidente del Parco dei Nebrodi, Antoci, ed alla sua scorta dimostra ancora una volta che in Sicilia l’impegno per la salvaguardia dell’ambiente è innanzitutto una battaglia di legalità.
I frequentatori delle nostre aree protette sanno che sono stati fatti degli importanti passi in avanti negli scorsi decenni, ma che ancora esistono ampi fenomeni di illegalità quasi del tutto impuniti.
Nel manifestare solidarietà e vicinanza al Presidente Antoci vogliamo ricordare che sull’Etna su un fenomeno come quello delle micro discariche non esiste sostanzialmente nessuna forma di repressione da parte delle varie forze dell’ordine; così come sono presenti forme di pascolo abusivo che rappresentano evidenti prevaricazioni delle regole oltre che in qualche caso sfacciata manifestazione di controllo del territorio.
Tutelare l’ambiente in Sicilia vuol dire conservare la natura, ma significa affrontare battaglie di legalità su cui lo Stato deve dare dei segnali palesi, anche con un intervento diretto di coordinamento da parte dei Prefetti.
Oggi chi appesta l’Etna con discariche di materiali di ogni tipo sa di non correre quasi nessun rischio di essere sanzionato. La mafia dei pallettoni sparati per uccidere è probabilmente legata agli affari milionari dei fondi europei da gestire, ma si radica su un territorio dove è raro percepire la presenza “fisica” dello Stato, che deve invece in tutte le sue articolazioni esprimere anche una capacità repressiva, perché altrimenti le battaglie culturali vanno poi a naufragare nell’assenza di controllo del territorio.
Etnaviva Associazione per la cultura del territorio, Trecastagni – Il consiglio direttivo